Matteo Corradini fa lezione agli alunni
Lo scrittore-ebraista ha incantato i giovani ascoltatori parlando dell'alfabeto ebraico
ARIANO NEL POLESINE – Un foglio di carta e un pennarello colorato per ciascun alunno, niente sedie nell'ampio salone della scuola. Si è svolta così la lezione dinamica dello scrittore Matteo Corradini, che da esperto ebraista ha saputo catturare l'attenzione dei giovani alunni di prima media e guidarli alla scoperta dell'alfabeto ebraico.
Il foglio si è trasformato in un tappeto su cui i ragazzi si sono seduti, su cui sono saliti in piedi respirando piano, sospirando, gridando e imitando il pianto di un neonato.
Corradini ha invitato i giovani ascoltatori a disegnare più volte una casa, riducendo progressivamente il tempo a disposizione. Un passaggio fondamentale attraverso il quale la rappresentazione realistica muta poco a poco in linee essenziali e in figura stilizzata. Così sono nate anche le lettere degli alfabeti.
La aleph ebraica simboleggiava in origine un bue e la sua collocazione all'inizio dell'alfabeto, come accade per la lettera “A” nella maggior parte degli alfabeti di derivazione fenicia, ha meritato un approfondimento. Trattandosi della vocale di massima apertura è possibile immaginare un collegamento con i sospiri, le grida e il pianti dei neonati proposti all'inizio.
La beth, seconda lettera dell'alfabeto, è l'evoluzione del pittogramma della casa e si trova all'inizio della Bibbia. Corradini ha proseguito il laboratorio didattico illustrando la gimel e la he, derivata dalla raffigurazione di un uomo che prega (la preghiera è vista come azione che come il respiro permette di vivere) e la yod, la cui forma estesa richiama la parola yad (mano). Curiosità per la spiegazione dell'origine della lettera ain (occhio o sorgente), non presente nel nostro alfabeto, che dovrebbe indicare “il rumore che fa il cammello quando si alza in piedi”. La qoph, nell'antico aramaico, era riferita invece alla scimmia o alla cruna di un ago, mentre la taw – ultima lettera dell'alfabeto – simboleggiava il cuore e i polmoni, il respiro e il battito, ovvero la vita.
È come se ci venisse trasmesso il messaggio “l'alfabeto finisce, ora tocca a te...” ha osservato Corradini, che al termine della lezione ha scritto in caratteri ebraici il nome di ciascun alunno.